Dieta a rischio di circolo vizioso


Articolo elaborato dalla giornalista Simona Zazzetta in contatto con Giovanna Cecchetto Presidente della Associazione Nazionale Dietisti (ANDID).

 

Sottoporsi continuamente a diete restrittive senza ottenere risultati espone al rischio di entrare in circoli viziosi che, anziché far dimagrire, fanno aumentare di peso. E spingono a rimettersi a dieta. 

 

Questo articolo affronta gli aspetti critici di questo meccanismo, tecnicamente chiamato "DIETING", con Giovanna Cecchetto, presidente dell'Associazione nazionale dietisti (Andid).

 

Che cosa accade quando si seguono diete molto restrittive?

 

Il problema nasce dal significato che si dà alla dieta: è sempre più frequente vivere la dieta come uno strumento per raggiungere il miglior risultato in termini di perdita di peso, nel minor tempo possibile.

E per raggiungere questi obiettivi ci si costringe a restrizioni qualitative e quantitative fino alla selezione di cibi che vengono considerati "permessi" o "proibiti". 

 

Diete di questo tipo hanno un impatto critico e pericoloso perché creano dipendenza. Accade, infatti, che, tanto più è severa la dieta tanto più difficile sarà osservarla a lungo, di conseguenza dura poco e quando si sospende provoca un'alimentazione disordinata e non controllato soprattutto verso gli alimenti considerati proibiti con un immediato aumento del peso che spinge a riprendere la dieta. 

 

Questo schema di comportamenti viene chiamato "dieting".

 

Quali sono le conseguenze del dieting?

 

L'alternanza tra lo stare a dieta e la libertà di mangiare ciò che si vuole ha diversi impatti importanti.

 

In primo luogo sul peso, che invece di diminuire aumenta, ed è statisticamente dimostrato che più rapida è la perdita di peso più rapido è il recupero, che tende a superare il peso di partenza.

È il risultato di una risposta metabolica biologica, vale a dire un adattamento dell'organismo che, alla scarsa disponibilità di calorie durante il periodo di dieta restrittiva, risponde con un rallentamento del metabolismo, per non bruciare tutte le risorse.

Un calo che permane nel periodo di libertà e che fa assimilare di più i cibi che si consumano.

 

In secondo luogo, vedere che gli sforzi fatti non portano a risultati, che non si riesce a perdere peso e che non si riesce a resistere alle tentazioni, soprattutto in situazioni sociali, induce sensi di colpa e di inadeguatezza, abbassamento dell'autostima, e paradossalmente si finisce per consumare più cibo della categoria "proibiti" per un meccanismo compensatorio.

Infine non va dimenticato che ognuno nasce con una dotazione biologica che autoregola, esattamente come negli animali, l'equilibrio tra fame e sazietà. Questo equilibrio lo perdiamo negli anni per tanti motivi e per stili di vita sempre meno naturali.

 

Le restrizioni dietetiche esagerate e il salto dei pasti per controllare l'apporto calorico giornaliero, lo danneggia ancora di più, soprattutto in persone con problemi di peso o di obesità. In queste persone, in particolare, è fondamentale rieducare alla regolarità dei pasti e consumare tutti i tipi di alimenti, ma serve allenamento e tempo.

 

Qual è il modo corretto di affrontare il problema dell'eccesso di peso?

Bisogna affrontare la dieta come una questione di lungo termine, che porti a risultati graduali e permetta di mantenerli nel tempo.

 

La dieta va vista non come uno schema rigido, ma come un intervento che aiuta a gestire situazioni difficili per una persona che deve osservare delle limitazioni nell'alimentazione, come, per esempio, inviti a cena, pranzi e cene di lavoro, pausa pranzo al bar.

Bisogna considerare che il rapporto individuale con il cibo non ha solo un significato biologico e nutrizionale, ma tocca anche la sfera affettiva e quella del gusto e una dieta non può trascurare questi aspetti anzi deve favorire un rapporto sereno e piacevole con il cibo.

Per questo motivo si parla sempre più di porzioni e meno di grammi, più di frequenza di consumo e meno di evitamenti di certi alimenti.