Rischi per la salute delle diete a basso contenuto di carboidrati


Le diete a basso contenuto di carboidrati sono caratterizzate da un’importante riduzione dei cibi contenenti carboidrati complessi (cereali e derivati) e zuccheri semplici.

L’apporto medio di carboidrati garantito da queste diete varia dai 20 ai 170 g/die ed è nettamente inferiore all’apporto consigliato, che oscilla tra il 55% e il 60% dell’introito calorico giornaliero (corrispondente a circa 275 g/die per una dieta di 2000 Kcal e di 300 g/die per una dieta da 2500 kcal).

 

La riduzione dei carboidrati nella dieta determina inevitabilmente un’aumentata assunzione di proteine e grassi.

 

Queste tipo di diete diete, considerate una novità ma già utilizzate nel 1872 nel trattamento dell’obesità, sono estremamente popolari e intorno ad esse si sono create numerose credenze che ne hanno favorito la diffusione.

 

L’OBIETTIVO DI QUESTO ARTICOLO è di analizzare le più diffuse false credenze sulle diete a basso contenuto di carboidrati e di fornire informazioni oggettive e scientifiche sull’efficacia e la sicurezza di queste diete quando sono utilizzate con il fine di perdere peso.

 

Falsa credenza n° 1. Le diete a basso contenuto di carboidrati fanno perdere peso indipendentemente dalla quantità di calorie assunte sotto forma di proteine e grassi.

 

Secondo coloro che pubblicizzano tali diete è possibile perdere peso limitando drasticamente l’assunzione di cibi contenenti carboidrati e zuccheri semplici pur continuando a consumare a piacere carne, pesce, uova, formaggio e grassi.

 

Critica:

Quando consumiamo una dieta povera in carboidrati si ha un rapido decremento ponderale, ma questo è dovuto principalmente ad una perdita significativa di acqua.

 

Il principale nutrimento del nostro cervello è, infatti, il glucosio che viene fornito dai depositi di glicogeno situati nel fegato e nei muscoli. Se noi non assumiamo abbastanza carboidrati i depositi epatici e muscolari di glicogeno si esauriscono;

il glicogeno di deposito contiene molte molecole di acqua, che viene liberata e eliminata nel momento in cui il glicogeno è convertito in glucosio: la perdita di peso con una dieta a basso contenuto di carboidrati dovuta in buona parte a tale perdita d’acqua.

Parallelamente, la riduzione dell’apporto dei carboidrati determina una riduzione significativa dei livelli di insulinemia (ormone secreto dal pancreas in seguito all’assunzione di cibo), che a sua volta determinano una maggior perdita di acqua ed elettroliti con le urine. Si può quindi concludere che l’iniziale perdita di peso nei soggetti che seguono una dieta a basso contenuto di carboidrati è dovuta a una perdita di acqua e non di grasso.

 

A lungo termine la perdita di peso è dovuta invece allo scarso apporto calorico che caratterizza queste diete. La perdita di peso si verifica infatti solo quando la quantità di calorie assunte è inferiore a quelle consumate. Le diete a baso contenuto di carboidrati forniscono all’incirca 1450 kcal o meno. Gli esperti sono d’accordo nel sostenere che l’apporto calorico minimo sicuro per soggetti sotto controllo medico è di circa 1500 kcal/die per gli uomini e 1200 kcal/die per le donne. La perdita di peso dovuta alle diete a basso contenuto di carboidrati si può pertanto ottenere anche con una dieta a parità calorica ma contenete il 55-60% di carboidrati.

 

Falsa credenza n° 2. Le diete a basso contenuto di carboidrati sono sicure.

 

I fautori delle diete a basso contenuto di carboidrati sostengono che tali diete sono sicure e non arrecano danni alla salute.

 

Critica:

Quando i depositi di glicogeno epatico e muscolare sono esauriti, il corpo umano inizia a produrre nel fegato i corpi chetonici. Questi si formano dagli aminoacidi derivati dai muscoli e dagli acidi grassi derivati dal tessuto adiposo con il fine di nutrire il cervello al posto del glucosio non più disponibile. . Lo stato di chetosi in soggetti sani determina insulino-resistenza e intolleranza al glucosio; l’insulino resistenza svolge un ruolo centrale in molte patologie come il diabete, l’ipertensione arterioasa e le malattie cardiovascolari e rappresenta un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie coronariche, che sono la più frequente causa di morte in pazienti con diabete tipo 2.

L’intolleranza al glucosio è correlata invece all’ipertensione arteriosa e alle dislipidemie.

 

Lo stato di chetosi può inoltre causare l’insorgenza dei seguenti disturbi:

 

- Leggera disidratazione che può determinare vertigini, mal di testa, confusione, nausea, fatica, problemi del sonno, irritabilità e peggioramento dei sintomi gottosi e di problemi renali eventualmente esistenti.

- Peggioramento delle prestazioni atletiche dovuto alla deplezione delle riserve di glicogeno: l’insulina è richiesta per la sintesi proteica e senza insulina la sintesi proteica nei muscoli dopo l’esercizio è inibita.

- Nausea, che all’inizio riduce momentaneamente l’appetito, ma che non ha un effetto a lungo termine nel ridurre l’assunzione di cibo.

- Aumentato rischio di osteoporosi dovuto alla perdita di calcio, qualora l’apporto proteico sia alto e quello di calcio basso; un’elevata assunzione di proteine può causare perdita ossea e aumentare il rischio di frattura nelle giovani donne.

- Incapacità a mantenere il peso perduto dovuta alla maggior spinta biologica (in inglese “craving”) verso i carboidrati; inoltre, se il soggetto che segue la dieta inizia a introdurre una maggior quantità di carboidrati, l’aumentata produzione di insulina causa ritenzione di sodio e acqua con conseguente aumento di peso. La spinta verso i carboidrati, in alcuni individui predisposti, può essere un fattore di rischio per lo sviluppo dei disturbi dell’alimentazione.

- Aumentata pressione arteriosa con l’aumentare dell’età dovuta a un deficit di carboidrati e di cibi ricchi in fibre che proteggono dall’aumento della pressione arteriosa.

- Ipotensione dovuta alla rapida perdita di peso, che può aumentare il rischio di cadute e fratture nelle persone anziane.

 

Falsa credenza n° 3. Le diete a basso contenuto di carboidrati riducono il rischio cardiovascolare

 

I sostenitori delle diete a basso contenuto di carboidrati affermano che tali diete riducono il rischio cardiovascolare perché abbassano la pressione arteriosa e riducono i livelli di trigliceridemia.

 

Critica:

Nessuno studio a lungo termine ha confermato queste affermazioni; inoltre i prodotti di origine animale, che sono la principale fonte di proteine nelle diete a basso contenuto di carboidrati, solitamente contengono grassi e rendono tali diete iperlipidiche. L’apporto di grassi in una dieta a basso contenuto di carboidrati oscilla tra il 56% e il 66 % delle calorie totali, in contrapposizione con le linee guida nazionali ed internazionali che pongono come limite massimo il 30%. L’eccessivo apporto di grassi saturi e di colesterolo aumenta i livelli delle lipoproteine a bassa densità (LDL) e, di conseguenza, il rischio di malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di cancro. Il consumo di una grande quantità di carne può quindi contribuire allo sviluppo di malattie cardiovascolari.

Infine bisogna ricordare che ogni perdita di peso pari al 5% –10% del peso corporeo può ridurre il rischio cardiovascolare indipendentemente dal tipo di dieta ipocalorica seguita.

 

Falsa credenza n° 4. Le diete a basso contenuto di carboidrati sono salutari perché ricche in proteine

 

I sostenitori delle diete a basso contenuto di carboidrati affermano tali diete sono salutari perché sono ricche in proteine.

 

Critica:

A differenza di quanto affermato, le diete a basso contenuto di carboidrati non sono necessariamente ricche in proteine. Un confronto tra coloro che seguono una dieta a basso contenuto di carboidrati e coloro che seguono una tipica dieta americana non ha mostrato differenze significative nell’assunzione di proteine (91g/die vs 83g/die). Il gruppo che seguiva una dieta a basso contenuto di carboidrati consumava solo due terzi delle calorie consumate dal gruppo che seguiva la tipica dieta americana (1450 Kcal vs 2200 kcal) e quindi che la perdita di peso era dovuta a una riduzione dell’apporto calorico e non da un alto consumo proteico. Dall’altra parte, comunque, non sono ancora state trovate chiare correlazioni tra l’elevato consumo di proteine e l’aumento del rischio di malattie croniche come la gotta, l’osteoporosi e le malattie renali.

 

CONCLUSIONI

Da quanto esposto in questo articolo la maggior parte delle credenze che ruotano attorno alle diete a basso contenuto di carboidrati sono false.

 

Oggi non ci sono motivi per raccomandare tali regimi alimentari alle persone che perdono peso perché possono determinare gravi danni per la salute.

L’elevata perdita iniziale di peso è dovuta ad una maggiore perdita di acqua e non ad una perdita di grasso.

 

Due recenti resoconti (WHO, 1997 e Clinical Guidelines on the Identification, Evaluation and Treatment of Overweight and Obesity in Adults: The Evidence Report, 1998) hanno fornito delle linee guida dettagliate su quali dovrebbero essere le componenti essenziali di una dieta utilizzata per la perdita di peso:

 

  Contenuto proteico adeguato: 10 - 15% delle calorie totali e non inferiori alle raccomandazioni della RDA (da 45 a 65 gr per un adulto)

  Limitazione del contenuto di grassi (30% o meno delle calorie)

Adeguato contenuto di carboidrati complessi (55-60% delle calorie dai carboidrati - non meno di 100 gr/die)

 

(Articolo della Dott.ssa Elettra Pasqualoni – Dietista AIDAP Verona)